22 ottobre 2022: la biblioteca di Erba intitolata a Giuseppe Pontiggia, il ricordo di un grande scrittore erbese

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Sabato 22 ottobre 2022 si tiene la cerimonia di intitolazione della Biblioteca comunale di Erba a GIUSEPPE PONTIGGIA. E’ un giusto omaggio al grande scrittore della letteratura italiana che è cresciuto a Erba e che, pur vivendo altrove, ha mantenuto forti legami con la nostra città.

Giuseppe Pontiggia nasce in una clinica di Como il 25 settembre 1934, ma la sua famiglia è erbese, il padre Ugo ha una grande passione per i libri, ereditata poi dai figli, la madre è stata attrice dilettante, i nonni contadini sono di Incasate, frazione di Erba.  Giuseppe cresce nell’abitazione in via Volta, ora Largo Puecher, dove in suo ricordo il Gruppo Artistico Erbese ha posto una targa onorifica. Per la sua formazione sono anni fondamentali che Giuseppe ricorderà con piacere: “A Erba ho avuto un’infanzia di spazi molto avventurosi, avevo un senso di libertà che penso sia precluso ai bambini che crescono nella città; giocavo assieme ad altri amici nel giardino della casa che era di proprietà di mia madre: era un giardino piuttosto ampio e lì facevamo rivivere i personaggi di Salgari, trasformando in giungla gli alberi e i prati in praterie. Ho dei ricordi molto vivi anche del fiume Lambro, nel quale ho imparato a nuotare. Allora era un fiume limpidissimo che riservava al nuoto delle pozze anche profonde dove ci si poteva tuffare. Ho imparato lì, poi al lago di Pusiano, dove facevamo spesso delle gite. Ricordo anche gite in bicicletta ai laghi di Annone, di Alserio, del Segrino e passeggiate in montagna alla Salute e al Palanzone”.  Suo compagno di giochi era il cugino Ezio Frigerio, recentemente scomparso e divenuto uno scenografo di fama internazionale: “Lui era Sandokan. E se non c’era lui non si giocava ai Pirati della Malesia. Io ero Yanez”.

Gli anni spensierati però finiscono in tragedia, il 12 novembre 1943, il padre Ugo, funzionario del Banco Ambrosiano e membro del Partito fascista per il quale aveva ricoperto diversi incarichi politici e pubblici, viene fermato in via Volta da due persone, partigiani o sbandati rifugiati dopo l’8 settembre sulle montagne erbesi. Ugo Pontiggia è ferito da colpi di pistola e muore successivamente in ospedale, un suo conoscente, Angelo Pozzoli, rimane ucciso. Sulle motivazioni dell’evento si sono formulate diverse ipotesi, ma non ci sono certezze.  Il trauma si riflette in molte opere di Pontiggia e segnerà la vita della famiglia, nel 1955, non ancora ventenne, si toglie la vita la sorella Elena. Nel 1945 la famiglia lascia Erba, si trasferisce prima a Santa Margherita Ligure, poi a Varese, dal 1948 a Milano, dove con due anni di anticipo Giuseppe termina il liceo classico. Per esigenze economiche entra in banca, intanto però continua gli studi e nel 1959 termina l’Università con una tesi sulla tecnica narrativa di Svevo.  Negli anni successivi diventa consulente editoriale per Adelphi e Mondadori, collabora a diverse riviste, pubblica vari romanzi, aggiudicandosi premi, tra cui lo Strega.

Mi soffermo solo sul romanzo d’esordio e sui due più famosi. Nel 1959 Giuseppe pubblica La morte in banca.  Il protagonista, Carabba, in cui sono evidenti aspetti autobiografici, è un ragazzo che è costretto a impiegarsi in banca per motivi economici. E’ un romanzo di formazione in cui il protagonista scopre la dura realtà del lavoro e rinuncia ai suoi sogni giovanili interrompendo gli studi universitari: “…ecco, era quella la morte: la morte in banca. Che era poi una delle infinite morti nella vita”. 

Lasciata la banca, insegnerà per alcuni anni nelle scuole serali per avere il giorno libero per la sua attività letteraria. Il 9 luglio sposa Lucia e il 31 ottobre 1969 nasce il figlio Andrea disabile. 

Nel 1995 Pontiggia pubblica Vite di uomini non illustri che oltre ad avere il consenso della critica, ottiene un successo popolare, ed è stato tradotto in vari paesi, tra cui Spagna, Francia, Svezia e Germania. E’ forse l’opera migliore di Pontiggia in cui nitidezza di scrittura, descrizioni narrative e apologhi morali trovano una sintesi ottimale. L’opera è costituita da brevi biografie di uomini comuni, miniromanzi di vite vissute con i loro sogni, le loro speranze e le delusioni. Sono vite in cui ciascuno può ritrovare qualcosa di sé. Per noi erbesi l’effetto è ancora più forte in quanto alcune storie sono ambientate nel nostro territorio, con personaggi ispirati a esperienze reali e a persone vissute a Erba e dintorni che qualcuno ancora ricorda. Si rafforzano i legami con Erba che nel 1995 gli ha conferito l’Eufemino, la benemerenza civica del Comune. Nel 1997 Giuseppe, che occasionalmente aveva continuato a frequentare gi amici di Erba, eredita con il fratello Giampietro, poeta di fama nazionale con lo pseudonimo di Giampiero Neri, la casa di Incasate.

Sicuramente il romanzo che ha avuto più successo è Nati due volte (2000), con cui vince numerosi premi, tra cui il Campiello, ed è tradotto in una ventina di paesi tra cui anche il Giappone. Nel romanzo la narrazione inizia dalla nascita del figlio disabile e racconta con ironia le peripezie della famiglia tra medici e ospedali non sempre all’altezza della situazione. A un certo punto però un medico “più esperto di medicina e di uomini che tanti suoi colleghi” dice loro la verità, ma aggiungendo un consiglio sincero: “Voi dovete vivere giorno per giorno, non dovete pensare ossessivamente al futuro. Sarà un’esperienza durissima, eppure non la deprecherete. Ne uscirete migliorati. Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita. Questo almeno è la mia esperienza. Non posso dirvi altro”.

I vari personaggi del romanzo rappresentano i diversi modi con cui reagiamo di fronte al “diverso” da noi, significativo è anche l’evolversi del rapporto tra padre e figlio e le continue riflessioni sul senso della vita, una parte del romanzo è anche l’ironica esamina del mondo della scuola. Probabilmente il successo del romanzo è anche dovuto alla leggerezza e all’ironia con cui Pontiggia riesce a parlare di un problema così delicato, come quello della disabilità, senza cadere nella tragedia o nel pietismo. La sceneggiatura del film di Gianni Amelio Le chiavi di casa è liberamente ispirata al romanzo.

Pontiggia è anche autore di un’ampia produzione saggistica di vario genere, dagli scritti letterari ai testi in cui riflette sulla società contemporanea e sui problemi esistenziali.

Pontiggia muore il 27 giugno 2003, ora riposa a Erba, nel cimitero di Arcellasco, la sua tomba è stata progettata dal cugino Ezio Frigerio, con una riproduzione di un antico mosaico romano ritrovato in Tunisia raffigurante Orfeo con la cetra in mano che canta agli animali. La sua biblioteca di 45.000 volumi è stata affidata a una fondazione in suo nome in Svizzera. L’interesse per lui non viene meno, cresce la considerazione del valore della sua produzione letteraria e nel 2004 la Mondadori pubblica nella collana dei classici “Meridiani” la sua opera completa. Per ricordare il ventennale della morte di Giuseppe Pontiggia, presso l’Università della Terza Età di Erba, nei mesi di aprile e maggio 2023, terrò due lezioni sullo scrittore erbese, con approfondimenti della sua ricca produzione letteraria, solo accennata in questo articolo.

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