Da più parti si ritiene che la caduta del governo Draghi sia stata determinata dal fuoco incrociato delle forze populiste che si preparano al grande scontro elettorale.
Per molti commentatori sarebbe questa la chiave di lettura delle fibrillazioni che, in prossimità delle prossime elezioni, hanno visto acuirsi i contrasti sia in seno al governo, che all’interno dei due schieramenti.
Ma è davvero così? In verità questa interpretazione risponde esattamente alle aspettative di chi vorrebbe rappresentare la storia recente come una feroce contrapposizione tra establishment e società civile, una sorta di regolamento di conti tra élite e popolo che vede quest’ultimo acquattarsi sotto le calde ali del populismo.
Leggendo la stampa italiana si ricava la sensazione che anche i giornalisti più accreditati rischiano di cadere in questa trappola che tende a semplificare in modo dozzinale una serie di questioni di carattere sociale che quella dicotomia non è in grado di spiegare.
Parimenti, la partita in corso non può essere letta come uno scontro personale tra il pragmatismo di Draghi e l’obiettivo strategico di Conte di non farsi annientare da Salvini e dalla Meloni sul terreno populista. Nulla di più semplicistico e fuorviante.
Partiamo da una verità incontestabile: l’esordio al governo di Draghi è avvenuto in concomitanza del varo del Recovery fund da parte dell’Ue che ha destinato all’Italia la fetta più grossa di un fondo destinato a rilanciare l’economia dei paesi dell’Unione falcidiata dalla pandemia. Draghi viene visto dai partner europei come il garante del corretto utilizzo dei fondi che saranno erogati al nostro paese.
Davanti al profluvio di denaro che sarà elargito all’Italia, tutti sanno che non mancherà la longa manus dei soliti convitati di pietra, cioè della criminalità organizzata e delle camarille che ruotano attorno alla politica.
Fuori da ogni vittimismo, l’immagine internazionale del premier serve a compensare l’immagine caricaturale e pataccara di un paese che suole convivere spensieratamente con tangenti, corruzione, evasione fiscale e qualsiasi altra forma di illegalità, piccola e grande.
In realtà, non c’è solo l’Europa che guarda a Draghi come ad uno statista in grado di bonificare la palude limacciosa della politica italiana. C’è anche una parte notevole della società civile che si compone di persone dabbene che ne ammirano lo stile, la compostezza e l’integrità morale.
Bene, questa parte di italiani comincia ad avvertire una delusione crescente perché i denari del Recovery sembrano seguire traiettorie che appaiono indecifrabili e ambigue.
Non possiamo nascondere che nel paese sta montando la Grande Disillusione di un Mario Draghi che sembra avere sottovalutato le gravi difficoltà in cui versa il cittadino sul quale si sono abbattuti i violenti marosi di una “tempesta perfetta” che lo condanna all’impotenza, come ha ben fotografato il recente rapporto dell’Istat.
Pandemia, conflitto russo-ucraino ed emergenza climatica stanno erodendo lentamente la fibra di una società sempre più vulnerabile.

La rivolta dei 5 Stelle, indubbiamente disperata e strumentale, trova alimento in un disagio sociale che non può essere ignorato.

Tornando al tema iniziale, non esiste la “ribellione delle masse” contro le élite ma esiste, ed è innegabile, un governo che non ha ancora approntato un’agenda sociale in grado di dare una risposta plausibile all’esplosione di disuguaglianze sociali ormai insostenibili.
Fuori da ogni retorica, un governo che riesce a finanziare il Superbonus o il sostegno militare all’Ucraina, non può fingere di ignorare il problema dei salari e delle pensioni che risultano taglieggiati da politiche sociali scritte sull’acqua.
Il dilettantismo dei 5 Stelle, pertanto, non è l’unica causa che ha determinato la caduta del governo perché, come si è detto, l’insofferenza del cittadino si fonda su ben altre ragioni che il premier ha colpevolmente sottovalutato.
Molti illustri precedessori di Mario Draghi sono entrati nell’agone politico da papi per poi uscirne ingloriosamente da sacrestani.
Ma non sarà così per Supermario che si accinge a sedersi sulla riva del fiume per vedere passare il cadavere del suo nemico.
Nella foto Il Presidente Draghi è accolto ad Algeri dal Primo Ministro Aïmen Benabderrahmane

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