Il nuovo DPCM, tra le altre cose, ordina di chiudere i teatri. A fronte di pochissimi contagiati a teatro, se non di cultura, e anche se non capiamo quale sia esattamente la logica, abbiamo pensato ad una soluzione immediata.

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Invece di dare soldi agli operatori dello spettacolo tanto per farli mangiare abbiamo ipotizzato un impegno e un impiego della rete di trasmissioni nazionale: mamma Rai.

Che la RAI apra un canale fisso dedicato al teatro e paghi gli spettacoli sospesi. Li filmi, li paghi e li metta in onda, e ad ogni replica ripaghi attori e maestranze. Tra un tempo e l’altro, tra uno spettacolo e l’altro venda la pubblicità. E la gente chiusa in casa avrà un’alternativa valida a Barbara D’Urso o ai Grandi Fratelli o alle Temptation Island del cavolo. O faccia pagare un biglietto virtuale con spettacoli On-Demand su una piattaforma digitale dedicata. O generi entrambi: un canale in chiaro per le produzioni di maggior successo e una piattaforma digitale con tutti gli spettacoli, il cui successo viene premiato con la trasmissione in chiaro (pagata dalla Rai con le pubblicità tra un tempo e l’altro).

No, non fatemi riferimento a Rai5, quel canale di cultura alta che di teatro mette in onda LA NORMA o LA MADAMA BUTTERFLY. Noi pensiamo di più a un canale di teatro un po’ più popolare, di produzioni di minor costo, magari anche diviso per regioni, se ci sono produzioni regionali legate al territorio. E nemmeno pensiamo solo i grandi nomi che fanno audience.

Ci sono produzioni in corso, attori che hanno impegnato tempo a fare prove, costumi, a imparare una parte che rischia di essere vanificata da questo DPCM. Quindi… è una scelta del Governo quella di chiudere? La Rai è un servizio pubblico statale? Insieme possono impiegare operatori, cameraman, montatori che registrino ORA gli spettacoli a teatro che rischiano di sparire. Ci sono operatori Rai in ogni regione, truppe cammellate pronte e reattive che possono riprendere ogni giorno. Con poco pubblico o con zero pubblico, ma che le mettano a disposizione. L’ideale sarebbe una piattaforma on-line, con tutti gli spettacoli registrati e che la visione costi 2 o 3 euro, e che quei soldi vadano effettivamente agli attori, agli autori e a chi ha lavorato per quella produzione e che la SIAE riconosca loro i diritti d’autore. E così ad ogni visione attori e autori avranno un introito generato dal loro lavoro.

Sarebbe così un po’ meritocratico, non sarebbe svilente come ricevere una ‘mancetta’ dal Governo e diffonderebbe cultura teatrale, in un periodo di lock down, facendo tra l’altro lavorare tutti gli operatori televisivi.

Lo so che il teatro in tv non è la stessa cosa che il teatro dal vivo, ma nemmeno il pane in tv ha lo stesso sapore del pane in bocca.

Io l’ho immaginata così, potrebbe essere estesa ai concerti, certo, potrebbe essere una piattaforma dove vengono caricati tutti i video (di qualità certificata RAI) direttamente dagli artisti, e poi sarà il pubblico a scegliere e agli artisti verrà dato il compito di farsi pubblicità e di consigliarne al visione, sui social, per radio, ecc…

Ma davvero ci vedete qualcosa di sbagliato e infattibile in questo progetto?

Luca Nava

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