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In vista di queste consultazioni il centro sinistra ha cominciato un lavoro comune che si è interrotto nel momento della scelta del candidato Sindaco. Come mai?

All’inizio ci siamo chiesti se sarebbe stato proficuo o meno un confronto tra le anime del centro-sinistra considerando la possibilità di allargare il dialogo a tutti coloro non si riconoscono e non si sono riconosciuti nelle amministrazioni che si sono succedute in questi 15 anni.

Hanno aderito a questo confronto tutti i partiti e le personalità, alternative al centro destra. 

Negli incontri che si sono succeduti è emersa l’incapacità della segreteria del PD di conciliare le correnti interne.

Mentre pensavo di dissociarmi da questa contrapposizione sono apparsi, ad uno degli ultimi incontri comuni, Giorgio Berna e Giovanna Marelli. Il primo ha spiegato i motivi per i quali non intendeva accettare la candidatura, salvo poi “autocandidarsi” pochi giorni dopo.

Un altro dei possibili candidati mi ha fatto chiamare da un Sindaco di un comune vicino a Como (non di dico quale) affinché mi dicesse che la mia figura non era abbastanza moderata da permettere alla coalizione di vincere.

Un’altra cosa: il segretario del PD ha caratterizzato il candidato Sindaco come “espressione della società civile”. Il mio curriculum racconta dell’impegno all’oratorio, a Radio Mater al Centro Sportivo italiano e nessuno mi ha mai reputato un estremista al quale non era consigliabile affidare delle persone. Poi salta fuori qualcuno che ha tre anni di esperienza nel sociale e vale più di me. Ne prendo atto ma dispiace comunque vedersi preferire qualcuno in base a requisiti ed esperienze che posso vantare molto più di altri.

Lo dico perché i pettegolezzi che girano incolpano me della rottura della coalizione; ma in effetti è stata l’ennesima censura nei miei confronti.

Al netto delle sue posizioni e dello sfogo personale, riconosce o no che dividere le forze, specie in una campagna elettorale in cui si deve recuperare molto terreno ai competitori, è un errore?

Oggettivamente potrebbe essere il contrario perché ciascuno di noi è un area che non si riconosce nell’altra. Quindi non è detto che la sommatoria di questa due esperienze non vada oltre il 50 per cento… non è detto.

Dipende se conta di più una coalizione unita o elettorati che non si sovrappongono.

Con quali criteri hai composto la lista di Democrazia Partecipata?

Il candidato più giovane ha 24 anni, quello più anziano 74, per la rappresentanza dei quartieri abbiamo fatto il possibile ma oggi è davvero difficile trovare persone disponibili, il tentativo è stato quello di rappresentare il più possibile la società erbese.

Tre punti qualificanti del vostro programma.

Prima cosa da fare è chiamare Regione Lombardia e Trenord per rivedere la proposta che hanno fatto per il passaggio a livello: è inaccettabile. Bisogna rendere più efficiente il sistema.

Inoltre “questi qui non avevano il diritto di imporre alla giunta che verrà, che non è necessariamente la loro, e che comunque è già divisa al suo interno,  questa decisione. Potevano anche rimandare di qualche mese la decisione. Non sarebbe cambiato niente. Avrebbero dovuto lasciare il diritto di rinegoziare a chi amministrerà Erba.

Oltre il passaggio a livello la città sta vivendo una crisi profonda, negozi chiusi case sfitte… idee soluzioni proposte.

Sono d’accordo, vedo la tristezza negli occhi delle persone dovute anche alla crisi del Covid e quella energetica. É una città resa triste dall’incapacità di governarla. A Erba manca un arredo centrale e la possibilità che tutti possano arrivarci a piedi, anche chi ha dei problemi. Il tema dei marciapiedi è una dei primi temi da risolvere. In questo modo si può creare un centro che sia di richiamo per le persone e di conseguenza per nuove attività commerciali. Deve essere un progetto che comprenda anche i parcheggi perché si dovrà realizzare una zona centrale pedonale  ma ben servita dai parcheggi, e le aree dismesse possono essere un aiuto alla soluzione. La sicurezza la vedo nella possibilità di muoversi senza rischiare. Ci sono persone che camminano con il bastone o i passeggini che preferiscono usare la sede stradale piuttosto che i marciapiedi perché questi sono ammalorati, stretti e poco comodi. I marciapiedi devono essere fatti anche dove adesso non ci sono, Casiglio e Buccinigo sono due esempi lampanti.

L’arredo urbano si può ricollegare anche all’impegno ambientalista. Per esempio si potrebbe riprendere la pratica di piantare un albero per ogni bambino che nasce. 

L’impegno dovrebbe essere anche quello di indurre a cambiare certi tipi di consumo. Mi riferisco alle casette dell’acqua il cui servizio dovrebbe essere più sfruttato dai cittadini a vantaggio di una minore produzione di plastica.

In tema di sicurezza pubblica quali sono le sue proposte.

Se si ridà vita alla città, e i cittadini non si chiudono in casa, la malavita, specie quella di basso profilo, sparirà senza dover militarizzare la città come chiesto da qualcuno. 

E avete qualche idea per convincere gli erbesi ad uscire di casa?

Bisogna moltiplicare le iniziative sul territorio e dare seguito al nome che portiamo: è necessario aumentare la partecipazione delle persone alla vita pubblica ed amministrativa.  Noi siamo anche per un bilancio preventivo partecipato dai cittadini. Lo si può realizzare convocando le assemblee di quartiere presentando una bozza di bilancio e sentire le loro proposte per integrarlo mettendo una quota di spesa a disposizione delle richieste dei cittadini.

Sono stato un opposizione netta a questa maggioranza ma sono stato anche propositivo. Una piccola vittoria che ho ottenuto è stata quella di anticipare l’apertura dei cimiteri per agevolare gli anziani. Anche le casette dell’acqua sono state una mia proposta e andranno ad essere completate nei prossimi mesi e non in ultimo il parcheggio di via Garibaldi che verrà gestito in modo diverso diventando più utile al quartiere.

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