E’ fondamentale poter parlare in maniera chiara e semplice, con un atteggiamento sereno, anche delle questioni più faticose, come in questo momento dell’emergenza COVID.
I bambini percepiscono le nostre emozioni, ascoltano più di quello che vorremmo è come se avessero delle “antenne” pronte a catturare ciò che circola intorno a loro, non dimentichiamoci che sono più attenti e recettivi verso il linguaggio non verbale, i nostri gesti, le nostre espressioni, i nostri comportamenti dicono molto più delle nostre parole ai più piccoli. Questi imput esterni vengono rimessi in ordine da loro in autonomia, come possono. Rispetto all’attuale emergenza sicuramente hanno percepito dei cambiamenti, una situazione di allarme generale.
E’ quindi importante sapere di potersi confidare e confrontare con gli adulti di riferimento, mamma e papà in primis.
Hanno bisogno:
• di non essere sovraesposti alle informazioni, ma devono riceverne di adeguate per dare un senso al nuovo modo di vivere a cui anche loro sono stati chiamati (niente scuola, niente amici al parco né merende a casa, non si può uscire nemmeno per andare dai nonni). Anche i bambini stanno affrontando uno sconvolgimento delle loro abitudini quotidiane e si apprestano a ricercare nuovi equilibri e ritmo nella quotidianità;
• di poter comunicare le loro emozioni collegate ai cambiamenti che stanno sperimentando e alle notizie che li raggiungono, spesso lo fanno attraverso il comportamento e le azioni, ma possiamo pensare che sperimentino, come anche gli adulti, paura, rabbia, tristezza, a volte la gioia di essere a casa con mamma e papà o l’entusiasmo per nuove attività. E’ molto rassicurante per i bambini sapere che c’è qualcuno interessato ad ascoltare i loro dubbi, le loro teorie e le loro preoccupazioni;
• di poter conoscere meglio e comprendere anche le emozioni o i comportamenti altrui, ad esempio una mamma più nervosa del solito, perché è a casa e sta lavorando ma non è in vacanza, oppure un papà più triste perché il nonno è in ospedale. Tutto ciò facilita la capacità di “sintonizzazione”, di comprendere cioè la mente altrui e di dargli un significato. Non basta un “va tutto bene”;
• di sentirsi valorizzati nello sforzo di aderire alle nuove limitazioni, quindi di essere riconosciuti come degli ottimi collaboratori di “medici, ricercatori, infermieri, protezione civile”, quindi parte attiva e solidale nella lotta contro il virus. Anche questa esperienza estrema, imprevista e spaventosa resterà nella memoria dei bambini e contribuirà al loro sviluppo.
Scordiamo che:
– “i bambini non capiscono!”,
Ricordiamoci che:
– i bambini si sforzano di capire, raccolgono informazioni e cercano di dar loro un senso, se non li accompagnamo fanno da soli; hanno anche necessità di esprimere quello che sentono.

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La storia familiare e personale dei bambini, le esperienze che hanno vissuto e il modo di fronteggiarle di chi gli è stato vicino influenzano lo sviluppo affettivo e cognitivo di ogni bambino, anche questo momento faticoso e il supporto dei genitori in questa fase della loro vita influenzeranno il loro modo di essere e di diventare grandi.
Raccontare del Covid, nella maniera adeguata alla loro età e al loro livello di funzionamento, permetterà ai bambini di sentirsi valorizzati, di avere fiducia negli adulti, che con atteggiamento sereno e sincero condividono informazioni, e di sentirsi protetti, ad esempio potranno comprendere meglio il senso dello stare chiusi in casa, di non poter andare al parco o al cinema, di doversi lavare le mani e di aver dovuto temporaneamente rinunciare alle loro rassicuranti abitudini.
Per raccontare “bene” possiamo cominciare a chiedere loro che cosa sanno e che cosa hanno capito, possiamo farci aiutare da video, fumetti o favole ( ce ne sono molte e anche ben fatte); vanno usati concetti semplici e parole chiare; dobbiamo mostrarci attenti, curiosi e rispettosi dei loro sentimenti.

(Barbara Veronelli, Psicologa Psicoterapeuta Relazionale)

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