Intervista a Damiano Rivolta, nuovo Direttore Generale dell’Ospedale Fatebenefratelli di Erba.

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Lei arriva dalla Nostra Famiglia, quale bagaglio si porta da quell’esperienza?

Porto l’esperienza professionale maturata in un istituto di ricerca di eccellenza nel panorama nazionale, ma soprattutto porto i valori dell’Associazione, l’accoglienza, l’attenzione ai più fragili, l’ascolto degli operatori. Ho scelto questa nuova esperienza perché li ritrovo anche nell’opera dei Fatebenefratelli. Dal “Fare bene il bene” del il Beato Don Luigi Monza a “Facciamo bene il bene che possiamo fare” di San Giovanni di Dio. Le due opere hanno davvero tanto in comune, anche se si traducono in servizi diversi.

Il suo esordio è avvenuto in piena emergenza Covid, come le è sembrata l’organizzazione generale che ha trovato?

In questo momento l’organizzazione non può che essere “emergenziale”. L’ospedale sta reagendo con flessibilità all’andamento del covid e si sta progressivamente riportando, seguendo le disposizioni regionali, alla normale attività. Le misure precauzionali hanno portato a rivedere le procedure per il ricovero, introducendo il tampone obbligatorio ed abbiamo dovuto allungare i tempi previsti per le prestazioni ambulatoriali per consentire le sanificazioni ed evitare gli “affollamenti”. Certo che questo non sempre è compreso dagli utenti che spesso si presentano troppo presto all’appuntamento causando code in ingresso ed occupando posti nelle sale d’attesa. Anche chi prenota, è meglio che eviti di recarsi in struttura ed usi il call center regionale o il numero verde dell’ospedale. Abbiamo riattivato le sole  prestazioni classificate come “urgenti” e poco altro, quindi meglio verificare telefonicamente, dato che tante agende sono ancora chiuse.

Di norma molte lamentele sugli ospedali riguardano i servizi di accettazione e i lunghi tempi di attesa. Ha riscontrato questo tipo di problema a Erba e se sì cosa potrebbe essere fatto per superarlo?

Il problema è comune a molte realtà ospedaliere, soprattutto dove vi sono dei validi professionisti che “attirano” le richieste dei cittadini. Per ovviare, parzialmente, a queste problematiche è necessario sviluppare un lavoro integrato tra ospedale e territorio, ricreando rapporti di fiducia tra i medici di medicina generale e le strutture ospedaliere così da garantire una reale presa in carico del paziente ed evitare lo “shopping sanitario” ed il ricorso alla medicina difensiva che porta ad un eccesso di prescrizione di visite specialistiche ed esami.

Più in generale quali debolezze ha trovato al FBF e quali eccellenze?

E’ troppo presto per dare un giudizio, sono arrivato qui il 4 maggio con l’ospedale rivoluzionato per rispondere all’emergenza Covid. Ho visto, però, una voglia di ripartire dopo l’emergenza che dimostra come gli operatori dell’ospedale di Erba abbiano a cuore i bisogni dei cittadini.

Potrebbero essere solo luoghi comuni ma a volte si ha la sensazione che l’utenza scelga l’Ospedale di Erba perché diversamente non può fare. Quest’immagine “appannata” come può essere cambiata?

Ricreando un rapporto di fiducia con il territorio. Non mi sono espresso alla domanda precedente sulle “eccellenze” per non dare giudizi affrettati, ma sicuramente ho intravisto delle potenzialità che possono non solo soddisfare bene le esigenze di secondo livello del territorio, ma anche attrarre da fuori.

Un pensiero su “L’ospedale deve ricreare un rapporto di fiducia con il territorio”

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