Il tema dell’immigrazione è destinato a rappresentare uno dei temi-chiave su cui verterà il dibattito pubblico dei prossimi mesi dato che stiamo assistendo ad un numero di sbarchi che non si vedeva da cinque anni.
Risulta interessante esaminare alcuni dati per cercare di focalizzare i profili più rilevanti di un’emergenza che andrebbe analizzata pacatamente senza voler apparire a tutti i costi o falchi o colombe. Vediamoli.
Secondo l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, fino al 6 novembre 2022 sono approdate sulle nostre coste 86.810 persone (nell’intero 2021 i migranti sbarcati furono 67.477).
Le cifre di Unhcr riferiscono che l’anno-record degli sbarchi in Italia è stato il 2016 con l’arrivo di 181.436 migranti. Anche gli anni immediatamente precedenti hanno conosciuto un numero considerevole di sbarchi sulle nostre coste: nel 2014 sono stati 170.100 e, nel 2015, 153.842.
I dati indicano che, nel 2022, la flotta umanitaria delle Ong ha fatto sbarcare in Italia il 16% dei migranti. Infatti, gran parte degli sbarchi nel nostro paese è avvenuta mediante motovedette della Guardia costiera e della Guardia di Finanza che sono intervenute in soccorso di grossi pescherecci e di barconi provenienti dalla Libia, o in arrivo dalla rotta turca e riusciti ad entrare nella “zona Sar” italiana (Sar, acronimo di “Search and Rescue”, ricerca e soccorso).
Occorre precisare che in queste operazioni di salvataggio sono intervenute anche le imbarcazioni di Frontex. Tutti gli altri sbarchi sono avvenuti in piena autonomia, a bordo di pericolosi barchini che, sfidando le insidie del mare in tempesta, sono riusciti in modo fortunoso ad approdare sulle nostre coste: nel 2022, sono arrivate in questo modo 16.873 persone.
Le statistiche indicano che le nazionalità dei migranti che si avventurano in questa impresa di attraversamento temerario del Mediterraneo risultano alquanto variabili.
Infatti, mentre gran parte degli sbarchi odierni si compone di persone provenienti dal Nord Africa (Egitto, Tunisia), in passato prevalevano quelle provenienti dall’Africa Occidentale (Costa d’Avorio, Guinea, Nigeria).
Vediamo ora il confronto con gli altri paesi. I dati più recenti dell’Easo, |  | l’Agenzia europea dell’asilo, indicano che nel 2021 le richieste di protezione internazionale in Europa sono state 648 mila.
La nazione che ha accolto il più alto numero di migranti stranieri è la Germania, 191 mila;  segue la Francia, con 121.000, e la Spagna, con 65.000; quarta l’Italia, con 53.000.
In relazione all’accoglimento delle richieste di asilo, occorre rilevare che le autorità italiane risultano alquanto “parche”: secondo Eurostat, nel 2021, a fronte di 43.550 richieste, è stata garantita una forma di protezione a 21.805 persone.
Negli anni precedenti la percentuale di rigetti era stata molto superiore: nel 2019, ad esempio, ne erano state accettate solo 18.375 su 93.485. Le persone a cui viene rigettata la richiesta di asilo si vedono costrette a lasciare l’Italia o a rimanere sul suolo italiano in modo irregolare andando ad infoltire quella schiera di soggetti comunemente definiti “clandestini” che, secondo una stima prudenziale, si aggirerebbero attorno alle 500 mila unità.
Si badi bene, si tratta di persone sprovviste di documenti validi alle quali è stata respinta la richiesta di asilo, oppure sono entrate in modo irregolare senza registrarsi o non hanno rinnovato il permesso di soggiorno.
Molte di esse finiscono fatalmente per inabissarsi, risucchiati da quel moloch rappresentato dall’economia sommersa del nostro paese che, andrebbe sempre ricordato, si compone solo marginalmente di attività criminali.
Credere, infatti, che tutti gli stranieri irregolari costituiscano la manovalanza della criminalità organizzata, risulta un pregiudizio infondato dato che, troppe volte, le imprese si rifiutano di regolarizzare i contratti con i lavoratori stranieri al fine di operare lontani dai radar del fisco. Per avere piena contezza del fenomeno migratorio, ai dati sopracitati occorrerebbe, infine, affiancare quelli che riguardano gli stranieri legalmente residenti in Italia che, nel 2021, risultano 5.171.894, pari complessivamente all’8,7% della popolazione italiana.
Come si vede, siamo lontani da quella che, spesso, viene percepita come una “invasione” tenuto conto, altresì, che si tratta di un dato stabile che, negli ultimi anni, non ha subito significative variazioni (basti pensare che la soglia dei 5 milioni è stata superata nel 2015, cioè, sette anni fa).
Questo dato, tuttavia, non deve indurci a facili pietismi perché dall’insieme delle statistiche esaminate si evince chiaramente che siamo davanti ad una emergenza epocale che l’Ue farebbe bene a non sottovalutare: in caso contrario, la fine dell’Europa e di ogni residuo sentimento europeista sarebbe scontata.

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