Anche per Coldiretti Como Lecco è inaccettabile la proposta arrivata da Buxelles che prevede di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol con la possibilità di aggiungere acqua anche nei vini a denominazione di origine.

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“Non scherziamo, il vino si è sempre fatto e si continuerà a produrre solo con l’uva e non con l’acqua – sottolinea il presidente della Coldiretti interprovinciale, Fortunato Trezzi –  aggiungere acqua significherebbe denaturare un prodotto da quelle che sono le sue caratteristiche fondamentali. Senza considerare il fatto che la proposta nata in seno all’Unione Europea per permettere ai produttori di diminuire il grado alcolico dei vini diluendoli con acqua, è una pratica al momento non prevista da alcun regolamento in alcun Paese produttore e quindi illegale”.

La proposta di aggiungere acqua nel vino è solo l’ultimo degli inganni autorizzati dall’Unione Europea che già consente l’aggiunta dello zucchero nei paesi del Nord Europa per aumentare la gradazione del vino mentre lo zuccheraggio è sempre stato vietato nei Paesi del Mediterraneo e in Italia, che ha combattuto una battaglia per impedire un “trucco di cantina” e per affermare definitivamente la definizione di vino quale prodotto interamente ottenuto dall’uva.

“Più che pensare se annacquare o meno il vino, sarebbe utile mettere in campo nuovi strumenti di sostegno alla liquidità e forme di fiscalità di vantaggio per la filiera di produzione, distributiva e di somministrazione dei vini – continua Trezzi – al fine di agevolare e preparare la ripartenza del settore e delle tantissime imprese del comparto vitivinicolo, soprattutto dopo questo difficile momento legato alla pandemia”.

I vini del territorio hanno peraltro caratteristiche uniche e che vanno preservate e difese nella loro identità: anche il particolare clima del lago di Como, determina importanti escursioni termiche fra la notte e il giorno che favoriscono, in condizioni ottimali, concentrazione di sostanze aromatiche nella buccia delle uve. Ne derivano vini di forte eleganza, soprattutto tra i bianchi, mentre Merlot e Pinot Nero, che ben si adattano al mesoclima alpino di queste terre, rivelano una struttura di grande equilibrio. Sul territorio, tante produzioni di nicchia che hanno conseguito, negli anni, importanti premi.

Nelle Comasco e Lecchese operano circa 40 produttori che danno lavoro a circa 350 persone: “In particolare, l’Igt Terre Lariane – spiega Trezzi – è la punta di diamante del nostro territorio: nato nel 2008, è un patrimonio storico e condiviso dell’enologia del comprensorio interprovinciale”.

La viticoltura lariana si collega anche alla scoperta del territorio, grazie alla pratica – sempre più gettonata – dell’enoturismo: le opportunità per passeggiate e trekking tra le vigne sono decine anche nelle nostre due province: dalle vigne di Domaso, con un panorama mozzafiato sul lago e sulle catene montuose, a Montevecchia, dove si domina la pianura e si scorge lo skyline della metropoli milanese, che serra lo sguardo; o ancora, le campagne attorno a Missaglia o Montano Lucino; oppure, tornando in provincia di Lecco, Colico, Abbadia Lariana, Calolziocorte, Colle Brianza, e molto altro.

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